Capitolo 4. File richiesti nella directory debian

Indice

4.1. control
4.2. copyright
4.3. changelog
4.4. Il file rules
4.4.1. Target del file rules
4.4.2. Il file rules predefinito
4.4.3. Personalizzazione del file rules

È disponibile la riscrittura di questo tutorial, con contenuti aggiornati e con esempi più pratici, denominato Guide for Debian Maintainers. Si prega di utilizzare il nuovo tutorial come documento primario.

C'è una nuova sottodirectory all'interno della cartella contenente i sorgenti del programma ed è chiamata debian. All'interno di questa vi sono una serie di file che dovranno essere modificati per personalizzare il comportamento del pacchetto. I più importanti fra tutti questi sono i file control, changelog, copyright e rules, che vengono richiesti per tutti i pacchetti. [27]

Questo file contiene diversi valori che dpkg, dselect, apt-get, apt-cache, aptitude, ed altri strumenti utilizzeranno per gestire il pacchetto. Il tutto è definito nel Manuale delle policy di Debian, 5 "File di controllo ed i loro campi".

Questo è il file di control che dh_make crea:

 1 Source: gentoo
 2 Section: unknown
 3 Priority: optional
 4 Maintainer: Josip Rodin <[email protected]>
 5 Build-Depends: debhelper (>=10)
 6 Standards-Version: 4.0.0
 7 Homepage: <insert the upstream URL, if relevant>
 8
 9 Package: gentoo
10 Architecture: any
11 Depends: ${shlibs:Depends}, ${misc:Depends}
12 Description: <insert up to 60 chars description>
13  <insert long description, indented with spaces>

(Sono stati aggiunti i numeri di riga.)

Le righe 1–7 contengono le informazioni di controllo per il pacchetto sorgente. Le righe 9-13 contengono le informazioni di controllo per il pacchetto binario.

La riga 1 contiene il nome del pacchetto sorgente.

La riga 2 indica la sezione della distribuzione in cui il pacchetto sorgente dovrà andare.

Come si sarà notato, l'archivio Debian è diviso in diverse aree: main (software libero), non-free (software non propriamente libero) e contrib (software libero che dipende da software non libero). All'interno di queste esistono delle sezioni che descrivono brevemente quali pacchetti vi si possono trovare. Quindi si hanno le sezioni admin per i programmi legati all'amministrazione di sistema, base per gli strumenti di base, devel per gli strumenti di sviluppo, doc per la documentazione, libs per le librerie, mail per client di posta e server associati, net per applicazioni e servizi di rete, x11 per programmi X11 che non appartengono alle altre categorie, e tanti altri. [28]

Si può cambiare il valore in x11. (Il prefisso main/ è implicito e può essere omesso.)

La riga numero 3 indica quanto sia importante per l'utente installare questo pacchetto. [29]

  • La priorità optional solitamente viene usata per i nuovi pacchetti che non vanno in conflitto con altri pacchetti con priorità required, important o standard.

Le sezioni e le priorità vengono solitamente utilizzate da interfacce come aptitude in cui i pacchetti vengono suddivisi e vengono selezionati quelli predefiniti. Una volta caricato il pacchetto in Debian, il valore di ciascuno di questi due campi può essere sovrascritto dai manutentori dell'archivio, in tal caso si verrà avvertiti via mail.

Dal momento che il pacchetto trattato ha una priorità normale e non va in conflitto con altri, si cambierà la priorità a optional.

La riga 4 indica il nome e l'indirizzo email del manutentore. Ci si assicuri che questo campo includa una testata To valida per un indirizzo mail, perché una volta caricato il pacchetto, il sistema di rilevazione bug la userà per inviare le mail contenenti i bug. Si eviti di utilizzare virgole, 'e' commerciali o parentesi.

La riga 5 include la lista dei pacchetti richiesti per costruire il pacchetto, ad es. il campo Build-Depends. Si può, inoltre, avere una riga contenente il campo Build-Depends-Indep. [30] . Alcuni pacchetti come gcc e make sono richiesti implicitamente, dal pacchetto build-essential. Se si ha la necessità di avere altri strumenti per costruire il pacchetto, questi devono essere aggiunti negli appositi campi. I campi multipli sono separati con le virgole; si legga una spiegazione sulle dipendenze binarie per scoprirne di più sulla sintassi di queste righe.

  • Per tutti i pacchetti creati utilizzando il comando dh nel file debian/rules, è necessario avere debhelper (>=9) nel campo Build-Depends, per aderire alle policy di Debian che richiedono per l'obiettivo clean.

  • I sorgenti dei pacchetti che hanno i pacchetti binari con il campo Architecture: any, vengono ricompilati con autobuilder. Poichè questa procedura installa i soli pacchetti elencati nel campo Build-Depends, prima di eseguire debian/rules build (vedere Sezione 6.2, «Auto-costruzione»), il campo Build-Depends ha bisogno di tutti i pacchetti necessari, ed il campo Build-Depends-Indep è raramente utilizzato.

  • Per i sorgenti dei pacchetti che hanno i pacchetti binari con campo Architecture: all, il campo Build-Depends-Indep elenca tutti i pacchetti necessari, se non sono già elencati nel campo Build-Depends, per essere conforme alle linee guida di Debian riguardanti il target clean.

Se non si è sicuri sul campo da utilizzare, si può scegliere il campo Build-Depends.[31]

Per scoprire di quali pacchetti si ha bisogno per la compilazione si può eseguire il comando:

$ dpkg-depcheck -d ./configure

Per scoprire manualmente le esatte dipendenze per /usr/bin/foo, basta eseguire

$ objdump -p /usr/bin/foo | grep NEEDED

e per ogni libreria elencata (ad esempio, libfoo.so.6), si esegue

$ dpkg -S libfoo.so.6

A questo punto si indica la versione -dev di ogni pacchetto come voce Build-Depends. Se si usa ldd per questo scopo, verranno considerate anche le dipendenze indirette, il che potrà portare ad avere un numero eccessivo di dipendenze.

Il pacchetto gentoo richiede anche xlibs-dev, libgtk1.2-dev e libglib1.2-dev per poter essere costruito, quindi tali dipendenze si aggiungeranno subito dopo debhelper.

La riga 6 indica la versione delle delle linee guida Debian che il pacchetto deve rispettare, che corrisponde a quello che si legge quando lo si crea.

Nella riga 7 si può inserire l'URL della pagina del programma originale.

La riga 9 indica il nome del pacchetto binario. Questo è normalmente lo stesso nome del pacchetto sorgente, ma non deve essere necessariamente così.

La riga 10 specifica le architetture per cui è possibile compilare il pacchetto. Questo valore è di solito uno dei seguenti, a seconda del tipo di pacchetto binario: [32]

  • Architecture: any

    • Il pacchetto binario generato è compatibile con una sola architettura, solitamente è utilizzato in programmi creati con un linguaggio compilato.

  • Architecture: all

    • Il pacchetto binario generato è indipendente dall'architettura, di solito si tratta di testo, immagini o script in un linguaggio interpretato.

Si lasci la riga 10 così com'è visto che il programma è scritto in C.dpkg-gencontrol(1) riempirà il campo dell'architettura con un valore adeguato per ciascuna macchina in cui il pacchetto viene compilato.

Se il pacchetto è indipendente dall'architettura (per esempio, uno script shell o Perl, o un documento), si cambi questo valore in all, e si legga in seguito in Sezione 4.4, «Il file rules» riguardo l'utilizzo della regola binary-indep al posto di binary-arch per costruire il pacchetto.

La riga 11 mostra una delle caratteristiche più potenti del sistema di pacchettizzazione Debian. I pacchetti possono relazionarsi tra di loro in vari modi. A parte Depends, altri campi di relazione sono Recommends, Suggests, Pre-Depends, Breaks, Conflicts, Provides e Replaces.

Gli strumenti di gestione dei pacchetti solitamente si comportano allo stesso modo quando si occupano di tali relazioni; in caso contrario, il comportamento verrà spiegato. (si legga dpkg(8), dselect(8), apt(8), aptitude(1) ecc.)

Ecco una descrizione semplificata delle relazioni tra i pacchetti: [33]

  • Depends

    Il pacchetto non verrà installato a meno che tutti i pacchetti da cui dipende vengono installati. Si usi questa relazione se il programma non funzionerà assolutamente (o sarà praticamente inutilizzabile) a meno della presenza di particolari pacchetti.

  • Recommends

    Si usi questa relazione per i pacchetti che non sono strettamente necessari ma sono solitamente utilizzati dal programma. Quando un utente installa il programma, tutte le interfacce di APT probabilmente chiederanno l'installazione dei pacchetti raccomandati. aptitude e apt-get installano, in modo predefinito, i pacchetti raccomandati insieme al pacchetto principale (ma l'utente può disabilitare questo comportamento predefinito). dpkg ignorerà questo campo.

  • Suggests

    Si usi questa relazione per pacchetti che funzionano bene con il programma ma non sono per niente necessari. Quando un utente installa il programma, probabilmente non verrà chiesta l'installazione dei pacchetti consigliati. aptitude può essere configurato per installare i pacchetti consigliati insieme al pacchetto principale ma questo non è il comportamento predefinito. dpkg ed apt-get ignoreranno questo campo.

  • Pre-Depends

    Questa relazione è più forte di Depends. Il pacchetto non verrà installato a meno che i pacchetti da cui pre-dipende sono stati installati e correttamente configurati. Si usi questa relazione con molta parsimonia e solo dopo averne discusso sulla mailing list [email protected]. Leggasi: non utilizzarla affatto. :-)

  • Conflicts

    Il pacchetto non verrà installato a meno che tutti i pacchetti con i quali va in conflitto siano rimossi. Si usi questa relazione se il programma non funzionerà o causerà gravi problemi se un certo pacchetto è presente.

  • Breaks

    Una volta installato il pacchetto verranno marcati come "guasti" tutti i pacchetti elencati. Normalmente la voce Breaks specifica che si applica a version precedenti di un certo valore. Per risolvere il problema, generalmente, basta aggiornare la lista dei pacchetti utilizzando uno strumento di gestione di alto livello, del sistema di pacchettizzazione.

  • Provides

    Per alcuni tipi di pacchetto di cui vi sono molteplici alternative, sono stati definiti dei nomi virtuali. Si può trovare la lista completa nel file virtual-package-names-list.txt.gz. Si consulti questo file se il programma da pacchettizzare fornisce la funzione di un pacchetto virtuale esistente.

  • Replaces

    Si usi questa relazione quando il programma rimpiazza i file di un altro pacchetto, o lo rimpiazza completamente (utilizzato in congiunzione con Conflicts). I file dei pacchetti indicati saranno sovrascritti con i file del nuovo pacchetto.

Tutti i campi qui descritti hanno una sintassi uniforme. Sono costituiti da una lista contenente i nomi dei pacchetti separati da virgole. Questi possono essere anche costituiti da liste di nomi di pacchetto alternativi, separati da barre verticali | (simboli pipe).

I campi possono limitare la loro applicabilità a particolari versioni di ogni pacchetto indicato. Le restrizioni di ogni singolo sono elencate tra parentesi dopo il nome de pacchetto, e dovrebbero contenere una relazione presa dalla lista qui sotto, seguita dal numero di versione. Le relazioni permesse sono: <<, <=, =, >= e >> per strettamente inferiore, inferiore o uguale, esattamente uguale, superiore o uguale e strettamente superiore, rispettivamente. Per esempio,

Depends: foo (>= 1.2), libbar1 (= 1.3.4)
Conflicts: baz
Recommends: libbaz4 (>> 4.0.7)
Suggests: quux
Replaces: quux (<< 5), quux-foo (<= 7.6)

L'ultima caratteristica utile da conoscere è ${shlibs:Depends}, ${perl:Depends}, ${misc:Depends}, ecc.

dh_shlibdeps(1) calcola le dipendenze delle librerie condivise per i pacchetti binari. Questo genera un'elenco di eseguibili ELF e di librerie condivise che sono stati trovati in ogni pacchetto binario. Questa lista è utilizzata per ${shlibs:Depends}.

dh_perl(1) calcola le dipendenze perl. Questo genera un elenco di dipendenze perl o perlapi per ogni pacchetto binario. Questa lista è utilizzata per ${perl:Depends}.

Alcuni comandi debhelper possono far si che il pacchetto generato abbia bisogno di dipendere da altri pacchetti. Questa lista di pacchetti richiesti è utilizzata per ${misc:Depends}.

dh_gencontrol(1) genera il file DEBIAN/control per ogni pacchetto binario che utilizza ${shlibs:Depends}, ${perl:Depends}, ${misc:Depends}, ecc.

Detto ciò, si può lasciare la riga Depends esattamente come è ora, e si può inserire un'altra riga dopo questa che dica Suggests: file, perché gentoo può utilizzare alcune caratteristiche fornite dal pacchetto file.

La riga 9 è l'URL dell'homepage. Supponiamo che questa sia http://www.obsession.se/gentoo/ .

La riga 12 contiene una breve descrizione del pacchetto. Usualmente la larghezza dei terminali è di 80 colonne quindi il contenuto non dovrebbe superare i 60 caratteri. Si cambia questo valore in fully GUI-configurable, two-pane X file manager.

Nella riga 13 va messa la descrizione lunga. Questa dovrebbe consistere in un paragrafo che fornisce più dettagli sul pacchetto. La prima colonna di ogni riga dovrebbe essere vuota. Non ci dovrebbero essere linee vuote, ma si può mettere un singolo . (punto) in una colonna per simularle. Inoltre non ci dovrebbe essere più di una linea vuota dopo questa descrizione. [34]

Si possono inseriscono i campi Vcs-* per documentare il Version Control System (VCS) tra la linea 6 e 7. [35] Si supponga che il pacchetto gentoo abbia il suo VCS nel servizio Git Debian Alioth su git://git.debian.org/git/collab-maint/gentoo.git.

E per concludere, questo è il file control aggiornato:

 1 Source: gentoo
 2 Section: x11
 3 Priority: optional
 4 Maintainer: Josip Rodin <[email protected]>
 5 Build-Depends: debhelper (>=10), xlibs-dev, libgtk1.2-dev, libglib1.2-dev
 6 Standards-Version: 4.0.0
 7 Vcs-Git: https://anonscm.debian.org/git/collab-maint/gentoo.git
 8 Vcs-browser: https://anonscm.debian.org/git/collab-maint/gentoo.git
 9 Homepage: http://www.obsession.se/gentoo/
10
11 Package: gentoo
12 Architecture: any
13 Depends: ${shlibs:Depends}, ${misc:Depends}
14 Suggests: file
15 Description: fully GUI-configurable, two-pane X file manager
16  gentoo is a two-pane file manager for the X Window System. gentoo lets the
17  user do (almost) all of the configuration and customizing from within the
18  program itself. If you still prefer to hand-edit configuration files,
19  they're fairly easy to work with since they are written in an XML format.
20  .
21  gentoo features a fairly complex and powerful file identification system,
22  coupled to an object-oriented style system, which together give you a lot
23  of control over how files of different types are displayed and acted upon.
24  Additionally, over a hundred pixmap images are available for use in file
25  type descriptions.
26  .
29  gentoo was written from scratch in ANSI C, and it utilizes the GTK+ toolkit
30  for its interface.

(Sono stati aggiunti i numeri di riga.)

Questo file contiene le informazioni sul copyright e la licenza del programma originale. Il suo contenuto è descritto nel Manuale delle policy di Debian, 12.5 'Informazioni di copyright', e il documento DEP-5: Machine-parseable debian/copyright fornisce le linee guida del suo formato.

dh_make può fornire un modello di file del copyright, basta utilizzare l'opzione --copyright per selezionare quello giusto, se si desidera rilasciare il pacchetto gentoo sotto licenza GPL-2.

You must fill in missing information to complete this file, such as the place you got the package from, the actual copyright notice, and the license. For certain common free software licenses (GNU GPL-1, GNU GPL-2, GNU GPL-3, LGPL-2, LGPL-2.1, LGPL-3, GNU FDL-1.2, GNU FDL-1.3, Apache-2.0, 3-Clause BSD, CC0-1.0, MPL-1.1, MPL-2.0 or the Artistic license), you can just refer to the appropriate file in the /usr/share/common-licenses/ directory that exists on every Debian system. Otherwise, you must include the complete license.

Brevemente, ecco come il file di copyright del pacchetto gentoo dovrebbe apparire:

 1 Format: https://iwawocd.cewmufwd.tk/doc/packaging-manuals/copyright-format/1.0/
 2 Upstream-Name: gentoo
 3 Upstream-Contact: Emil Brink <[email protected]>
 4 Source: http://sourceforge.net/projects/gentoo/files/
 5
 6 Files: *
 7 Copyright: 1998-2010 Emil Brink <[email protected]>
 8 License: GPL-2+
 9
10 Files: icons/*
11 Copyright: 1998 Johan Hanson <[email protected]>
12 License: GPL-2+
13
14 Files: debian/*
15 Copyright: 1998-2010 Josip Rodin <[email protected]>
16 License: GPL-2+
17
18 License: GPL-2+
19  This program is free software; you can redistribute it and/or modify
20  it under the terms of the GNU General Public License as published by
21  the Free Software Foundation; either version 2 of the License, or
22  (at your option) any later version. 
23  .
24  This program is distributed in the hope that it will be useful,
25  but WITHOUT ANY WARRANTY; without even the implied warranty of
26  MERCHANTABILITY or FITNESS FOR A PARTICULAR PURPOSE. See the
27  GNU General Public License for more details.
28  .
29  You should have received a copy of the GNU General Public License along
30  with this program; if not, write to the Free Software Foundation, Inc.,
31  51 Franklin Street, Fifth Floor, Boston, MA 02110-1301 USA.
32  .
33  On Debian systems, the full text of the GNU General Public
34  License version 2 can be found in the file
35  '/usr/share/common-licenses/GPL-2'.

(Sono stati aggiunti i numeri di riga.)

Si prega di seguire l'HOWTO fornito da ftpmasters ed inviato a debian-devel-announce: http://lists.debian.org/debian-devel-announce/2006/03/msg00023.html.

Questo è un file obbligatorio, che ha un formato speciale descritto nel Manuale delle policy di Debian, 4.4 "debian/changelog". Questo formato è utilizzato da dpkg ed altri programmi per ottenere il numero di versione, revisione, distribuzione ed urgenza del pacchetto.

Tale file è anche utile allo scopo di aver documentato tutti i cambiamenti che sono stati fatti. Sarà inoltre d'aiuto agli utenti che scaricano il pacchetto per vedere se ci sono problemi di cui dovrebbero essere al corrente. Il file verrà salvato come /usr/share/doc/gentoo/changelog.Debian.gz nel pacchetto binario.

dh_make ne crea uno predefinito, ecco come appare:

1  gentoo (0.9.12-1) unstable; urgency=medium
2
3   * Initial release. (Closes: #nnnn)  <nnnn is the bug number of your ITP>
4
5  -- Josip Rodin <[email protected]>  Mon, 22 Mar 2010 00:37:31 +0100
6

(Sono stati aggiunti i numeri di riga.)

La riga 1 indica il nome del pacchetto, la versione, la distribuzione e l'urgenza. Il nome deve corrispondere al nome del pacchetto sorgente, mentre la distribuzione dovrebbe essere unstable, e l'urgenza dovrebbe essere impostata come media, a meno chè non ci sia un motivo valido per impostarlo diversamente.

Le righe 3-5 sono una voce del registro, in cui vengono documentati i cambiamenti fatti nella revisione del pacchetto (non dei cambiamenti del pacchetto originario — c'è un file apposta per questo scopo, creato dagli autori originali, che verrà installato successivamente /usr/share/doc/gentoo/changelog.gz). Supponiamo che il numero di servizio del ticket ITP fosse 12345. Nuove righe devono essere aggiunte appena prima della riga più in alto che comincia con * (asterisco). Ciò si può fare con dch(1), o manualmente con un editor testuale.

Per evitare che un pacchetto venga accidentalmente caricato prima che il quest'ultimo sia pronto, è buona prassi cambiare il valore del campo distribuzione, con il valore fittizio UNRELEASED.

Alla fine si avrà qualcosa del genere:

1  gentoo (0.9.12-1) UNRELEASED; urgency=low
2
3   * Initial Release. Closes: #12345
4   * This is my first Debian package.
5   * Adjusted the Makefile to fix $(DESTDIR) problems.
6
7  -- Josip Rodin <[email protected]>  Mon, 22 Mar 2010 00:37:31 +0100
8

(Sono stati aggiunti i numeri di riga.)

Quando si è soddisfatti di tutte le modifiche e quest'ultime sono state documentate nel file changelog, si può modificare il valore del campo distribuzione da UNRELEASED a unstable (o anche experimental). [36]

Si possono avere più informazioni su come aggiornare il file changelog nel capitolo Capitolo 8, Aggiornamento del pacchetto.

Ora si darà uno sguardo alle regole esatte che dpkg-buildpackage(1) userà per creare il pacchetto. In realtà questo file non è che un altro Makefile, ma diverso da quelli della sorgente originale. Differentemente dagli altri file sotto debian, questo è marcato come eseguibile.

Ogni file rules, come ogni altro Makefile, si compone di diverse regole, ciascuno dei quali definisce un target e descrive come eseguirlo. [37] Una nuova regola inizia con la dichiarazione del target, nella prima colonna. Le righe seguenti che iniziano con il TAB (codice ASCII 9) specificano il come effettuare il target. Le righe vuote e quelle che iniziano con # (cancelletto) vengono trattate come commenti e ignorate. [38]

Quando si vuole eseguire una regola basta eseguire il comando passandogli come argomento il nome del target. Ad esempio, debian/rules build e fakeroot make -f debian/rules binary esegue le regole per i target build e binary.

Ecco una spiegazione semplificata dei target:

  • target clean: ripulisce tutti i file compilati, generati ed inutili nella struttura delle directory del pacchetto. (richiesto)

  • target build: costruisce tutti i sorgenti per ottenere programmi compilati e documenti formattati nella struttura delle directory del pacchetto. (richiesto)

  • target build-arch: costruisce i sorgenti per ottenere programmi compilati, dipendenti dall'architettura, nella radice dei sorgenti. (richiesto)

  • target build-indep: costruisce i sorgenti per ottenere documenti formattati indipendenti dall'architettura nella radice dei sorgenti. (richiesto)

  • target install: installa i file in una struttura ad albero per ogni pacchetto binario nella directory debian. Se definito, tutti i target binary* dipenderanno effettivamente da quest'ultimo. (opzionale)

  • target binary: crea tutta una serie di pacchetti binari (combinando i target binary-arch e binary-indep). (richiesto)[39]

  • target binary-arch: crea una serie di pacchetti binari dipendenti dall'architettura (Architecture: any) nella directory padre. (richiesto)[40]

  • target binary-indep: crea una serie di pacchetti binari indipendenti dall'architettura (Architecture: all) nella directory padre. (richiesto)[41]

  • target get-orig-source: ottiene la versione più recente del pacchetto sorgente originale dal relativo archivio originale. (optional)

È probabile che adesso ci sia un po' di confusione, ma sarà tutto più chiaro una volta esaminato il file rules che dh_make fornisce in modo predefinito.

Le nuove versioni di dh_make generano un file rules molto semplice ma potente utilizzando il comando dh:

 1 #!/usr/bin/make -f
 2 # See debhelper(7) (uncomment to enable)
 3 # output every command that modifies files on the build system.
 4 #DH_VERBOSE = 1
 5 
 6 # see FEATURE AREAS in dpkg-buildflags(1)
 7 #export DEB_BUILD_MAINT_OPTIONS = hardening=+all
 8
 9 # see ENVIRONMENT in dpkg-buildflags(1)
10 # package maintainers to append CFLAGS
11 #export DEB_CFLAGS_MAINT_APPEND  = -Wall -pedantic
12 # package maintainers to append LDFLAGS
13 #export DEB_LDFLAGS_MAINT_APPEND = -Wl,--as-needed
14 
15
16 %:
17         dh $@ 

(Sono stati aggiunti i numeri di riga ed eliminati alcuni commenti. Nel vero file rules, gli spazi vengono sostituiti da TAB.)

Probabilmente si sarà già familiari con le righe tipo la prima che ricordano gli script shell e Perl. In pratica indica al sistema operativo che il file andrà elaborato con /usr/bin/make.

La riga 4 può essere decommentata per impostare la variabile DH_VERBOSE a 1, in modo da mostrare gli output del comando dh che generano i programmi dh_* in esecuzione. È anche possibile aggiungere la riga export DH_OPTIONS=-v, in modo che ogni comando dh_* stampi quale comando sta eseguendo. Questo aiuta a comprendere esattamente cosa c'è dietro al singolo file rules file ed a diagnosticare i problemi. Il nuovo dh è progettato per formare una parte fondamentale degli strumenti debhelper e per essere trasparente, ovvero non nascondere nulla all'utente.

Tutto il lavoro è svolto nelle righe 20 e 21, grazie ad una regola implicita dichiarata nel modello. Il simbolo della percentuale significa che "ogni target" esegue una chiamata ad un singolo programma, dh con il nome del target stesso. [42] Il comando dh è uno script wrapper, che esegue una sequenza appropriata di programmi dh_* in base all'argomento passato. [43]

  • debian/rules clean esegue dh clean; che a sua volta esegue i seguenti:

    dh_testdir
    dh_auto_clean
    dh_clean
    
  • debian/rules build esegue dh build, che a sua volta esegue i seguenti:

    dh_testdir
    dh_auto_configure
    dh_auto_build
    dh_auto_test
    
  • fakeroot debian/rules binary esegue fakeroot dh binary, che a sua volta esegue i seguenti[44]:

    dh_testroot
    dh_prep
    dh_installdirs
    dh_auto_install
    dh_install
    dh_installdocs
    dh_installchangelogs
    dh_installexamples
    dh_installman
    dh_installcatalogs
    dh_installcron
    dh_installdebconf
    dh_installemacsen
    dh_installifupdown
    dh_installinfo
    dh_installinit
    dh_installmenu
    dh_installmime
    dh_installmodules
    dh_installlogcheck
    dh_installlogrotate
    dh_installpam
    dh_installppp
    dh_installudev
    dh_installwm
    dh_installxfonts
    dh_bugfiles
    dh_lintian
    dh_gconf
    dh_icons
    dh_perl
    dh_usrlocal
    dh_link
    dh_compress
    dh_fixperms
    dh_strip
    dh_makeshlibs
    dh_shlibdeps
    dh_installdeb
    dh_gencontrol
    dh_md5sums
    dh_builddeb
    
  • fakeroot debian/rules binary-arch esegue fakeroot dh binary-arch, che a sua volta esegue la stessa sequenza di fakeroot dh binary ma con l'opzione -a aggiunta ad ogni comando.

  • fakeroot debian/rules binary-indep esegue fakeroot dh binary-indep, che a sua volta esegue la stessa sequenza di fakeroot dh binary ma escludendo dh_strip, dh_makeshlibs, e dh_shlibdeps con l'opzione -i aggiunta ad ogni comando rimanente.

Le funzioni dei comandi dh_* sono, in gran parte, auto-esplicativi. [45] Ce ne sono alcune però, per cui vale la pena dare più spiegazioni, tenendo conto che si stia lavorando su un ambiente di sviluppo basato sul Makefile: [46]

  • dh_auto_clean normalmente esegue i seguenti comandi se nel Makefile è presente il target distclean.[47]

    make distclean
    
  • dh_auto_configure normalmente esegue i seguenti comandi se esiste il file ./configure (argomenti abbreviati for una maggiore leggibilità).

    ./configure --prefix=/usr --sysconfdir=/etc --localstatedir=/var ...
    
  • dh_auto_build normalmente lancia il seguente comando per eseguire, se esiste, il primo target del Makefile.

    make
    
  • dh_auto_clean normalmente esegue i seguenti comandi, se nel Makefile esiste il target test.[48]

    make test
    
  • dh_auto_install normalmente esegue il seguente comando se nel Makefile esiste il target install (riga spezzata per aumentare la leggibilità).

    make install \
      DESTDIR=/path/to/package_version-revision/debian/package
    

Tutti i target che richiedono il comando fakeroot dovrebbero contenere dh_testroot, che restituisce un errore se non si utilizza questo comando per fingere di essere root.

La cosa importante da sapere riguardo al file rules creato da dh_make, è che il suo contenuto contiene dei semplici consigli. Funzionerà per la maggior parte dei pacchetti ma per i più complicati non si esiti a personalizzarlo secondo le proprie esigenze.

Anche se il target install non è richiesto, è comunque supportato. fakeroot dh install si comporta come fakeroot dh binary ma si ferma dopo dh_fixperms.

Verrà qui spiegata la personalizzazione del file rules, creato con il nuovo comando dh.

Il comando dh $@ può essere personalizzato come segue: [49]

  • Aggiunge il supporto per il comando dh_python2. (La scelta migliore per Python) [50]

    • Include il pacchetto python in Build-Depends.

    • Utilizza dh $@ --with python2.

    • Gestisce i moduli Python utilizzando il framework python.

  • Aggiunge il supporto per il comando dh_pysupport. (deprecato)

    • Include il pacchetto python-support in Build-Depends.

    • Utilizza dh $@ --with pysupport.

    • Gestisce i moduli Python utilizzando l'infrastruttura python-support.

  • Aggiunge il supporto al comando dh_pycentral. (deprecato)

    • Include il pacchetto python-central in Build-Depends.

    • Utilizza in alternativa dh $@ --with python-central.

    • Disattiva anche il comando dh_pysupport.

    • Gestisce i moduli Python utilizzando l'infrastruttura python-central.

  • Aggiunge il supporto per il comando dh_installtex.

    • Include il pacchetto tex-common in Build-Depends.

    • Utilizza in alternativa dh $@ --with tex.

    • Registra i caratteri Type 1, le regole di sillabazione, ed i formati con TeX.

  • Aggiunge il supporto per i comandi dh_quilt_patch e dh_quilt_unpatch.

    • Include il pacchetto quilt in Build-Depends.

    • Utilizza in alternativa dh $@ --with quilt.

    • Applica e rimuove le patch al sorgente originale dai file nella directory debian/patches per i sorgenti dei pacchetti con formato 1.0.

    • Non è necessario se si utilizza il nuovo formato del sorgente del pacchetto 3.0 (quilt).

  • Aggiunge il supporto per il comando dh_dkms.

    • Include il pacchetto dkms in Build-Depends.

    • Utilizza in alternativa dh $@ --with dkms.

    • Gestisce in maniera corretta DKMS, usato dal pacchetto del modulo del kernel.

  • Aggiunge il supporto per i comandi dh_autotools-dev_updateconfig e dh_autotools-dev_restoreconfig.

    • Include il pacchetto autotools-dev in Build-Depends.

    • Include in alternativa dh $@ --with autotools-dev.

    • Aggiorna e ripristina i file config.sub and config.guess.

  • Aggiunge il supporto per i comandi dh_autoreconf e dh_autoreconf_clean.

    • Include il pacchetto dh-autoreconf in Build-Depends.

    • Utilizza in alternativa dh $@ --with autoreconf.

    • Aggiorna i file del sistema di compilazione GNU e ripristina i file dopo la sua compilazione.

  • Aggiunge il supporto per il comando dh_girepository.

    • Include il pacchetto gobject-introspection in Build-Depends.

    • Utilizza in alternativa dh $@ --with gir.

    • Questa operazione calcola le dipendenze per i pacchetti che spediscono dei dati d'auto-analisi di GObject e genera la variabile di sostituzione ${gir:Depends} per la dipendenza del pacchetto.

  • Aggiunge il supporto alla funzionalità di completamento di bash.

    • Include il pacchetto bash-completion in Build-Depends.

    • Utilizza in alternativa dh $@ --with bash-completion.

    • Installa il completamento per bash utilizzando il file di configurazione debian/package.bash-completion.

Molti comandi del tipo dh_*, invocati da dh, possono essere personalizzati modificando i rispettivi file di configurazione nella directory debian. Si veda Capitolo 5, Altri file nella directory debian per la personalizzazione di tali caratteristiche.

Alcuni comandi del tipo dh_*, invocati da dh, possono richiedere la propria esecuzione con alcuni parametri o in aggiunta ad altri comandi da eseguire contestualmente o al posto dei comandi originali. In tali casi viene creato nel file rules il target override_dh_foo aggiungendo una regola solo per il comando dh_foo che si intende modificare. Fondamentalmente tale regola dice esegui me al posto di. [51]

Si noti che il comando dh_auto_* tende a fare più di ciò che è stato discusso in questa spiegazione (ultra)semplificata. È una cattiva idea utilizzare i target override_dh_* per sostituire i comandi equivalenti (ad eccezione del target override_dh_auto_clean) in quanto può bypassare delle caratteristiche "intelligenti" di debhelper.

Se si vogliono registrare i dati di configurazione di sistema nella directory /etc/gentoo invece che nella solita directory /etc, per il pacchetto gentoo, che utilizza gli Autotools, si può sovrascrivere il parametro predefinito --sysconfig=/etc dato dal comando dh_auto_configure al comando ./configure nel modo seguente:

override_dh_auto_configure:
        dh_auto_configure -- --sysconfig=/etc/gentoo

I parametri immessi dopo -- vengono aggiunti dopo i parametri predefiniti dei programmi eseguiti per sovrascriverli. Utilizzare il comando dh_auto_configure è preferibile rispetto al comando ./configure dal momento che sovrascriverà esclusivamente il parametro --sysconfig e manterrà gli altri parametri del comando ./configure.

Se il Makefile del sorgente per il pacchetto gentoo necessita che venga specificato il target per costruirlo [52], basterà creare il target override_dh_auto_build per abilitarlo.

override_dh_auto_build:
        dh_auto_build -- build

Questo assicura che $(MAKE) verrà eseguito con tutti i parametri predefiniti del comando dh_auto_build ed il parametro build.

Se il Makefile del sorgente per il pacchetto gentoo necessita che venga specificato il target packageclean per pulirlo per il pacchetto Debian, al posto dell'utilizzo dei target distclean o clean, si può creare il target override_dh_auto_build pe abilitarlo.

override_dh_auto_clean:
        $(MAKE) packageclean

Se il Makefile di un sorgente per il pacchetto gentoo contiene il target test che non vuole essere eseguito nel processo di costruzione del pacchetto Debian, si può utilizzare l'obiettivo override_dh_auto_test per saltarlo.

override_dh_auto_test:

Se il programma originale gentoo contiene un inusuale file di changelog chiamato FIXES, dh_installchangelogs non installerà questo file in modo predefinito. Il comando dh_installchangelogs richiede che venga fornito il parametro FIXES per installarlo.[53]

override_dh_installchangelogs:
        dh_installchangelogs FIXES

Quando si usa il nuovo comando dh, l'utilizzo di target espliciti come quelli elencanti in Sezione 4.4.1, «Target del file rules», possono rendere difficile capire i loro effetti. Si prega di limitare i target espliciti in favore dei target override_dh_* e, se possibile, quelli completamente indipendenti.



[27] In questo capitolo, per semplicità, i file nella directory debian sono indicati senza la directory radice debian/, ogni volta che il loro significato è scontato.

[31] Questa strana situazione è ben documentata in Debian Policy Manual, Footnotes 55. Questo non è dovuto all'uso del comando dh nel file debian/rules, ma bensì al funzionamento di dpkg-buildpackage.La stessa situazione si presenta per il sistema automatico di compilazione di Ubuntu.

[34] Queste descrizioni sono in inglese. Le traduzioni di queste descrizioni sono fornite da The Debian Description Translation Project - DDTP.

[36] Se si utilizza il comando dch -r per effettuare quest'ultima modifica, ci si assicuri che l'editor salvi il file con il nome changelog.

[37] Si può imparare come scrivere il Makefile dalla Guida di riferimento Debian, 12.2. "Make". La documentazione completa è disponibile su http://www.gnu.org/software/make/manual/html_node/index.html o come pacchetto make-doc nella sezione non-free del repository.

[39] Questo obiettivo è utilizzato da dpkg-buildpackage come in Sezione 6.1, «(ri)Creazione completa».

[40] Questo target è usato da dpkg-buildpackage -B come descritto in Sezione 6.2, «Auto-costruzione».

[41] Questo target è utilizzato da dpkg-buildpackage -A.

[42] Questo è una nuova caratteristica di debhelper v7+. La sua architettura è documentata su Not Your Grandpa's Debhelper ed è stata presentata alla Debconf9 dall'autore di debhelper. Su sistemi Debian lenny, dh_make crea file rules molto più complicati, con molti script dh_* elencati per ogni target, la maggior parte dei quali sono ormai inutili (e rispecchiano l'anzianità del pacchetto). La nuova versione del programma dh è molto più semplice e ci libera da questo vincolo. Si continuerà ad avere il pieno potere di personalizzazione utilizzando i target override_dh_*. Si veda Sezione 4.4.3, «Personalizzazione del file rules». Esso si basa solo sul pacchetto debhelper e non offusca il processo di compilazione come il pacchetto cdbs.

[43] You can verify the actual sequences of dh_* programs invoked for a given target without really running them by invoking dh target --no-act or debian/rules -- 'target --no-act'.

[44] Il seguente esempio assume che il file debian/compat abbia un valore uguale o superiore a 9, per evitare l'esecuzione automatica di qualsiasi comando python di supporto.

[45] Per informazioni dettagliate sul funzionamento di tutti questi script dh_ *, e sulle loro opzioni, leggere le rispettive pagine del manuale e debhelper documentazione.

[46] Questi comandi supportano altri ambienti di sviluppo, come setup.py che può essere elencato eseguendo dh_auto_build --list nella directory del sorgente del pacchetto.

[47] Attualmente il programma esegue il primo target presente nel Makefile, tra distclean, realclean o clean.

[48] Attualmente il programma esegue il primo target test o check disponibile nel Makefile.

[49] Se il pacchetto installa il file /usr/share/perl5/Debian/Debhelper/Sequence/nome_personalizzato.pm, si deve attivare la funzione di personalizzazione tramite il comando dh $@ --with nome-personalizzato.

[50] L'uso del comando dh_python2 è preferito rispetto all'uso di dei comandi dh_pysupport o dh_pycentral. Non si deve utilizzare il comando dh_python.

[51] Sotto lenny, se si vuole cambiare il comportamento di uno script dh_* basta cercare la riga relativa nel file rules e modificarla.

[52] dh_auto_build senza alcun argomento eseguirà il primo target del file Makefile.

[53] I file debian/changelog e debian/NEWS vengono sempre installati automaticamente. Il changelog originale viene trovato convertendo i nomi dei file in minuscolo e cercando la corrispondenza con changelog, changes, changelog.txt, e changes.txt.